Quando la violenza è frutto dell'esasperazione

Ho provato a non essere razzista e mi sono anche impegnato, ma poi ho capito che qui non si parla più di essere o meno razzisti ma di essere stanchi e quando qualcuno commenta inserendo la parola "fascismo", capisco che non stiamo capendo un cazzo di casa nostra.

Andiamo per ordine: la giornalista di RaiNews24 Giorgia Rombolà pubblica un post su Facebook che accende un fuoco umanitario non indifferente: assiste ad un tentato furto da parte di una Rom nella metro ai danni di un uomo, di un fermo dei vigilantes e di una giustizia privata da parte di chi stava per essere rapinato e di insulti da parte dei passeggeri della metro. Del suo post parla tra gli altri giornai anche Repubblica (leggi) e qui si accende il solito polverone tra innocentisti e colpevolisti.

Leggo un po' di commenti e poi rifletto sulle parole della Rombolà e qui, il mio razzismo, sale.

Perché anche a me è stato rubato il portafogli in treno: c'erano 140€, mi servivano per dei servizi a casa ed ho dovuto risolvere in altra maniera. E quando i Carabinieri mi hanno mostrato le immagini del furto, ho avuto una voglia matta di far saltare i denti al tipo che lo aveva commesso e, lo confesso, per qualche giorno l'ho cercato alla stazione perché tanto, come detto dal Maresciallo, se lo prendevano non gli avrebbero potuto fare nulla.

Il titolo dell'articolo di Repubblica è ridicolo e populista: l'odio viaggia anche in metro. Vuol dire che il giornalista Gabriele Isman forse ha riportato svogliatamente un fatto ma non si è preoccupato di trovare una giustificazione a quanto accaduto. Non voglio buttarla in politica per il fatto che Repubblica ha dichiarato guerra a Salvini e queste cose sono pane fresco per il burroso innesco alla violenza del Ministro dell'Interno.

Ma non ho sentito nessuno chiedersi il perché quell'uomo si sia comportato così. Nessuno si è chiesto se a quell'uomo fossero già stati rubati dei soldi e magari era esasperato? La situazione è semplice perché denunci un furto e gli operatori di PS dicono che tanto non possono fare nulla. Magari qualcuno della sua famiglia era stato aggredito da un Rom e tanto non aveva ricevuto giustizia. E poi, le cronache, riportano spesso di privilegi ai Rom (leggi), ai senza tetto o quelli che chiamiamo "disperati".

Quello che scrive Rombolà, a mio parere, è un racconto senza un'analisi. Come giornalista avrebbe dovuto inserire, da qualche parte, che le stazioni della Metro sono terra di nessuno e che ai delinquenti vengono riservate poche ore di fermo in un ufficio per poi tornare fuori più incazzati di prima. E quando, nel post, mi parla della presenza di una bambina, la giornalista dimentica che queste persone usano i minori, spesso i neonati, proprio come scudi. Alle cronache passò la storia dello sciroppo per la tosse usato per sedarli (leggi), quindi pensiamo che loro si preoccupano? O pensiamo che loro non siano violenti? Chiediamolo a Vanessa Russo e vediamo cosa è successo (leggi).

E' facile poi, quasi scontato, che dopo il suo post ci siano state una marea di pubblicazioni con bellissime parole: la Rombolà è un volto televisivo, difficilmente chi gli è amico le darebbe contro. Se invece avesse lavorato da Intimissimi, nessuno le avrebbe dato spazio o forse l'avrebbe riempita d'insulti, gli stessi che le hanno rivolto nel vagone: non l'avevano riconosciuta.

Certo, mi chiedo in quanto tempo si sia svolta l'azione perché il treno di ferma per poco tempo e lei riferisce di essere uscita, di aver preso le difese della ragazza, si essere risalita e di essere stata insultata dagli altri passeggeri: non comprendo la tempistica perché o i fatti si sono svolti in pochi secondi (ed allora i passeggeri che erano con lei hanno visto tutto l'accaduto) oppure era arrivato un altro treno e non capisco come gli altri passeggeri, che vivono nell'indifferenza, hanno potuto capire cosa stesse accadendo.

Mi auguro poi che oltre a urlare ad un uomo che non può farsi giustizia da solo, sia anche una di quelle che si ferma se vede un umano dormire in macchina, se fa passare alla cassa un'anziana con una bottiglia di salsa in mano, se offre il pranzo all'anziana del terzo piano perché è sola, se da un passaggio a chi ne ha bisogno... insomma, se la sua solidarietà non sia settoriale.

Poi, non voglio essere maligno nel pensare che abbia esasperato una situazione perché mi resta difficile credere, nell'indifferenza sopraccitata, che diverse persone si siano poi scagliate contro di lei. Ed in quanto all'aggressione, il signore sarebbe dovuto essere stato fermato e, quanto meno, le immagini delle telecamere sarebbero dovute essere state rese pubbliche per mostrare il comportamento disumano.

Qui ormai non si può parlare di "violenza" ma di "esasperazione". Io sono contro la violenza ma se mi avessero rapinato in treno mi sarei avventato con la stessa violenza contro chi ci aveva provato perché avrei fatto di tutto per difendere la mia famiglia: quei soldi servono per la famiglia. 

Io mi alzo spesso la notte per andare a lavoro. Lo faccio sotto l'acqua, sotto il sole, al freddo, al caldo. Non conosco la parola "riposo", non ho orari, una vita regolare, spesso non ho tempo di mangiare. Ho lavorato ad Olbia con l'omero fuoriuscito dalla spalla perché ero l'unico montaggio per la RAI in piena situazione di crisi, ma io sono un esterno non un interno RAI.

Un giornalista della RAI ha meno pensieri di lavoro e quindi è meno arrabbiato con la società e quindi ha più forza di difendere qualcuno, anche quando non è difendibile.

Io sono contro la violenza, ma se hai viaggiato come ho fatto io, scopri che in molte parti del mondo, ad esempio la Romania, se la Polizia ti prende per strada che sei ubriaco, ti porta in un angolo e ti picchia e poi non nasce il "processo Cucchi" ma ti puntano anche un dito contro.

Io sono contro la violenza, ma forse oggi sta diventando l'unico modo per avere un po' di diritto. Se poi chiedere il rispetto di un diritto vuol dire essere razzisti allora si... sono un razzista.


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