Negli occhi di Amal c'è mia figlia


Come mi sento a guardare questa fotografia? I sentimenti corrono veloci perché ora sono triste, ora sono incazzato, ora ho voglia di stringere mia figlia; perché quando vedo questa foto, riconosco il volto di mia figlia Zoe.

Amal è morta, inutile ripetere tutta la storia, potete leggerla qui.

Riconosco Zoe nei riccioli di Amal, solo che io posso farle una doccia con acqua pulita anche tutti i giorni, mentre lei non poteva.

Riconosco Zoe nei suoi occhi, solo che quelli di Amal sono una lampadina spenta mentre quelli di mia figlia brillano di luce propria.

Riconosco Zoe nei lineamenti del suo viso dolce e gentile, solo che mia figlia ha in più la spensieratezza di chi, la vita di Amal, non l'ha mai conosciuta.

Un attimo di pausa, guardo fuori dalla finestra perché ho bisogno di calmarmi, perché voglio capire cosa sta succedendo al genere umano. Diavolo, scendiamo in piazza perché dei poveracci non vengono fatti scendere da una nave a Catania, ma poi non ci incazziamo quando un poveraccio non ha da mangiare.

Oppure pensiamo che basta un like oppure un condividi su Facebook e la coscienza è libera di andarsene a mangiare al ristorante una bistecca e magari mandare indietro la maggior parte della pietanza perché non ci piace.

Anni fa mi trovavo al confine tra Malawi e Zambia con la jeep ferma per i controlli e dei ragazzini che ci ronzavano attorno. Con noi per realizzare il documentario una segretaria di edizione che diceva di essere un'esperta del mondo e dei viaggi ed invece non ci aveva capito nulla. "Io so cosa ti serve" disse ad un bambino offrendogli una salvietta umidificata che lui si portò prontamente alla bocca. Ed io invece gli detti i nostri panini, tutti i nostri panini. Quel giorno non avremmo mangiato, non era importante perché noi la sera le gambe le avremmo messe sotto il tavolino. E quei potevi bambini? Si litigarono i panini dividendoseli, con la disperazione di chi ha fame, leccandosi le dita o raccogliendo quello che cadeva a terra.

Amal ha mai mangiato veramente un pasto? Assolutamente no se vivi in un campo profughi, ma questa infanzia che non è infanzia non ha ragione di esistere. La colpa è anche nostra che non sappiamo metterci a disposizione di chi ne ha bisogno. 

Pensiamo che andare alla messa della Domenica significhi aiutare il prossimo, ma poi non immaginiamo che invece di perdere tempo così la domenica ed invece andare nelle case di un poveraccio a fargli un piatto di pasta serve più

Serve ancora di più muoverci nella giungla telematica, dove possiamo scoprire tutto sulle tresche di un giocatore e di una valletta, ma non sappiamo trovare il modo di aiutare bambini che quell'aiuto lo devono avere riconosciuto di diritto.

Mi chiedo cosa stiamo diventando, dove stiamo andando, come riusciamo a guardarci allo specchio. Ho nausea per questo nostro mondo di inutile umanità, perché la diamo solo a chi non serve o quanto meno, a poche persone che la meritano.

Ed io continuo a vedere mia figlia in quegli occhi, in quel viso, in quei riccioli e continuo a pensare alla sua fortuna di avere i piatti pieni e pronti quando ha fame. Sono sincero e sono egoista, non la priverò mai di nulla, ma farò di tutto per insegnarle che il mondo può e deve essere cambiato, non solo a parole.

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